LA TRACCIA: La nostra casa (in parrocchia) è sulla roccia o sulla sabbia?
Assumere l’impegno di vivere in parrocchia comporta un investimento di tempo ed energie della vita della comunità che può incidere significativamente sulle dinamiche di coppia, sugli spazi dedicati al mantenimento del proprio benessere ed equilibrio, sulla cura della propria affettività.
Allo stesso tempo vivere in parrocchia ci educa ad un certo stile di coppia, alla sobrietà, all’apertura all’altro, alla costanza nell’ascolto della parola,…tutti elementi che arricchiscono e nutrono la vita della famiglia e degli sposi. Investire in un servizio alla chiesa ‘di coppia’ comporta uno sbilanciamento che deve essere ben calibrato per resistere alla prova del tempo, delle normali difficoltà familiari, degli eventi della vita e al parallelo svolgersi della vita lavorativa.
Dinamiche che -ci siamo resi conto- vivono in qualche modo anche i preti, sempre in cerca di un equilibrio tra i doveri parrocchiali, i necessari spazi di cura di sé e delle relazioni con familiari e amici, il desiderio di dedicare tempo di qualità alla preghiera, allo studio, alla Parola.
Dal Vangelo di Matteo 7, 1-23 : 7[24-29] «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
PAROLE CHIAVE: solidità – forza – vangelo – Parola di Dio – ascoltare Gesù – saggezza – affidamento – fiducia – famiglia – matrimonio – sposi – prova – ascolto – affidamento a Dio sapienza – stoltezza – fondamenta – valori – priorità – ipocrisia – presunzione – ascoltare.
LA SINTESI DELL’INCONTRO
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Il gruppo e i prossimi passi:
Abbiamo fatto una sintesi dei passi compiuti fino ad oggi e per i prossimi incontri ci siamo presi l’impegno di:
- trovare occasioni di maggior approfondimento spirituale. La prima sarà già a Giugno in una giornata di spiritualità guidata da Massimo Tozzo sj.
- chiarire il percorso di discernimento delle nuove famiglie ( colloqui, incontri con fam, che già abitano in parrocchia,…) ed elaborare un volantino/vademecum con info, riferimenti e contatti utili.
- confrontarci su quali sono gli elementi spirituali, pastorali, organizzativi che ‘fanno bene’ e rendono sostenibile nel tempo la vita in parrocchia perchè diventino la ‘grammatica’ dei prossimi progetti (es. guida esterna alla famiglia? regola di vita? progetto…).
- individuare alcuni criteri che ci aiutino a destinare le famiglie alle parrocchie ( quale disponibilità? quale zona geografica? quale impegno lavorativo? …).
- riflettere sul percorso di comprensione e discernimento per le comunità parrocchiali e le unità pastorali che si apprestano ad accogliere una famiglia residente.
La lectio: La casa sulla roccia e la casa sulla sabbia Mt 7, 1-23
Ascoltare ed agire. Nel brano due case, entrambi gli uomini ascoltano ma uno solo ascolta ed agisce di conseguenza. La cifra del nostro agire pastorale deve essere dunque l’ascolto della Parola: la Parola poi si fa carne, penetrando e compiendosi nelle persone in discepoli che vogliono obbedire.
Un altro aspetto importante è quello dell’ascolto della comunità: dei sogni, dei desideri anche delle provocazioni o delle riflessioni diverse dalle nostre. Questo evangelizza il nostro agire e lo slega dall’ansia di operatività.
Costruire come fare. Il tema del ‘fare del cuore’. Anche il nostro ‘fare’ può avere una diversa qualità. C’è un ‘fare del cuore’ [card.C.M.Martini] che ci rende discepoli e che è diverso dal ‘fare e basta’. Per rendere autentico questo ‘fare del cuore’ dobbiamo conoscere noi stessi, essere coscienti di cosa ci sta a cuore e continuamente domandarci perchè desideriamo metterci a servizio della Chiesa.
Una citazione:
La Parola di Dio non la si porta in capo al mondo in una valigetta: la si porta in sé, la si porta su di sé. Non la si pone in un angolo di se stessi, nella propria memoria, come ben sistemata sul ripiano di un armadio. La si lascia andare sino al fondo di sé, fino a quel cardine su cui fa perno tutto il nostro essere.
Non si può essere missionari senza aver fatto in sé questa accoglienza franca, larga, cordiale alla Parola di Dio, al Vangelo. Questa Parola, la sua tendenza vivente, è di farsi carne, di farsi carne in noi. E quando siamo abitati da lei diventiamo atti ad essere missionari. M. Delbrel
Trovare casa, lasciare casa. Pensiamo ad altre ‘case’ del Vangelo. Gesù quando nasce non trova casa, a Pasqua invece manda i discepoli e trovano, già pronta, la stanza al piano superiore. Lì, “trovato casa”, Gesù compie il gesto della lavanda dei piedi, del farsi servo.
A Pentecoste poi la Chiesa diventa ‘Chiesa in uscita’, e i discepoli trovano consapevolezza che la loro missione è rivivere gli stessi gesti di Gesù nella storia, fuori da quella simbolica stanza.
La condivisione: alcuni spunti
Costruire per lasciare: riscoprire la precarietà evangelica. Chi vive in parrocchia è dentro ad una sorta di paradosso. Da un lato ci si mette a servizio della Chiesa e desiderando fondare la propria casa sulla ‘roccia del Vangelo’. In concreto invece, si sceglie di abitare in una casa temporanea, che si sa di dover lasciare.
Ci è chiesto come coppie di riscoprire il valore e la paradossale ‘solidità’ della ‘precarietà evangelica’.
Destabilizzazione o fortificazione? La famiglia residente -almeno inizialmente- è un corpo esterno che deve integrarsi e può essere di ‘disturbo’ e cambiamento nella comunità. Anche la Parrocchia e comunità sono un elemento nuovo, anche di disturbo, nella vita della coppia e della famiglia.
In entrambi i casi però oltre ad un meccanismo di destabilizzazione, c’è anche un processo di verifica, di ricerca di autenticità e di fortificazione vicendevole della comunità e della famiglia residente.
‘Meglio insieme’: non essere soli e non agire da soli. Per costruire il progetto in parrocchia è bene (e fa bene a tutti) ascoltare la voce di altri. E’ una garanzia per evitare di fare le cose a proprio modo, invece che con i modi ed i tempi della comunità; di affaticare nel tempo la ‘coppia’ diventata traino e riferimento di tutto. L’ascolto dell’altro permette anche, nel tempo, di sentirsi costantemente accompagnati e mai ‘soli al comando’.
Costruire la casa, costruire la comunità. Dobbiamo usare quest’ottica di ‘costruzione della casa’ anche nella costruzione della comunità. La coppia che coltiva il desiderio della ‘casa sulla roccia’ deve aiutare la comunità a costruire, allo stesso modo, una casa comune sulla roccia. Insieme, famiglia e comunità, costruiscono e progettano cose solide per il futuro.
Inviati a costruire la casa del Padre. Pensiamo alla vita di coppia: ci siamo sposati dopo aver fatto un cammino insieme come fidanzati. Da sposi abbiamo poi innanzitutto imparato a mettere in pratica la parola insieme, in coppia, affidandoci al Signore. Nel affrontare l’esperienza di condivisione con la parrocchia iniziamo un cammino che deve essere, soprattutto all’inizio, molto delicato, come il cammino dei fidanzati. Dobbiamo tener presente che ci inseriamo in una comunità che non conosciamo. Siamo inviati dalla Chiesa, così come in missione, anche qui dobbiamo tener presente questo aspetto.
Costruire relazioni. Questo il senso ultimo di ciò che costruiamo non pareti nè tetti ma relazioni. Questo è segno. Questo cambia la società e crea relazioni significative e legami di pace.