Il Sicomoro è il progetto con cui la Diocesi di Como ha ripensato alla realtà del seminario minore. I ragazzi vengono invitati a vivere una settimana al mese in una comunità semiresidenziale di vita cristiana e fraterna accompagnati nel loro cammino di fede e di crescita vocazionale da una équipe di educatori formata da un prete e da una coppia di sposi. Oggi sono aperte cinque case in tutta la Diocesi e attorno ad esse è nato un clima nuovo di corresponsabilità e condivisione tra coppie, preti e comunità.
Il Sicomoro ha il pregio di ridire ai pastori e ai fedeli, alle comunità che vivono sotto un particolare fazzoletto di cielo, lo scopo primario del loro ministero suscitando in loro un rinnovato desiderio di prendersi cura, di accompagnare, di far crescere nella fede che dà la vita (Gv 17,3) e rimanda alla vita stessa delle nostre comunità, alla riscoperta della vivacità di quell’annuncio che sappiamo capace di generare (At 4,36); invita – forse più direttamente noi preti – ad assumere la nostra paternità che è davvero feconda per tutti, laddove acquisita ed esercitata.[…]
Da questo lavoro fatto insieme, dalla bellezza di un ministero condiviso e da tanti altri segni che possono essere conosciuti soltanto da dentro, respiriamo quella speranza che mi ha convinto a raccontare. Continua a leggere l’articolo di don Michele Gianola >>
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Piccole comunità sul territorio
Incastonata tra lago e montagna, la diocesi di Como occupa pressoché tutto il confine nord della Lombardia. La città che presta il nome alla sede episcopale è tutta decentrata a sud-ovest ed è collegata con il resto del territorio da strade e stradette suggestive, piacevoli da percorrere quando non si ha fretta o bisogno di arrivare. In un contesto di questo tipo il seminario minore tradizionale mostrava le sue lacune: la distanza non solo chilometrica ma anche sociale e culturale costringeva gli adolescenti a sradicarsi dal loro contesto vitale e le loro famiglie a una sorta di ‘delega’ affidando ad altri – per buona parte dell’anno – la sua propria «funzione educativa originaria»; così anche l’esperienza parrocchiale, la dimensione scolastica, la rete di amicizie e relazioni rischiavano di essere vissute vestendo ‘prima del tempo’ quel ruolo di seminarista che non aiuta affatto la crescita integrale e il discernimento. Per questi e altri motivi si è iniziato a pensare il nuovo progetto immaginando alcune piccole comunità sparse per tutto il territorio diocesano, costruite attorno ai poli scolastici o ai centri più popolosi.
Così, dopo un lavoro di studio e confronto tra educatori di seminari e preti impegnati sul territorio, iniziammo a Bormio in una bella casa messa a disposizione dalla Congregazione delle Suore di Maria Bambina con un gruppetto di cinque ragazzi e una novità. Nell’immaginare il progetto pensavo a una comunità a dimensione familiare, non tanto riguardo ai numeri quanto al clima. L’esperienza vissuta come educatore negli ultimi anni del vecchio seminario minore mi aveva lasciato il ricordo della fatica di vivere insieme ai ragazzi. Purtroppo, malgrado gli sforzi anche sinceri da parte di ragazzi ed educatori, i lunghi corridoi bianchi del seminario sulla collina rendevano difficile la prossimità di quella vita fraterna che è l’humus più fecondo nel quale si può crescere. Così pensai che per fare famiglia avremmo avuto bisogno di una coppia di sposi.
Il Sicomoro è così: una comunità semiresidenziale di vita cristiana e fraterna nella quale i ragazzi di un determinato territorio vivono per una settimana al mese accompagnati nel loro cammino di fede e di crescita vocazionale da una équipe di educatori formata da un prete e da una coppia di sposi. […]
La sinergia tra il prete e la coppia di sposi presente al Sicomoro offre a quest’opera, dedita a coltivare i germi di vocazioni presenti nei giovani e negli adolescenti, un terreno ancora più fertile: il clima familiare e fraterno che si crea all’interno della comunità, le relazioni di amicizia e di scambio fecondo costruite all’interno dell’équipe, lo sguardo educativo reso ancor più completo dalla presenza femminile, la maggiore sintonia indotta nelle famiglie dei ragazzi dalla presenza di due sposi sono soltanto alcuni dei pregi e delle potenzialità di questa scelta.
Sono uomini e donne credenti, di qualche anno più adulti dei genitori dei ragazzi non solo per evitare una qualsivoglia forma di identifi cazione, peraltro mai avvenuta, ma anche per godere della sapienza pratica di chi vive una stagione della vita nella quale ha già saputo far crescere. Tra questi qualcuno lavora, altri sono in pensione, tutti hanno fi gli già grandi che hanno compiuto le loro scelte di vita (nel matrimonio e nel presbiterato) o che ancora vivono in casa e sono coinvolti nella decisione dei loro genitori di dedicare un tempo cospicuo alla crescita di altri ‘fratelli’ più giovani.
Grazie alla presenza della coppia, la relazione con le famiglie dei ragazzi percorre anche canali informali: abitando tutti lo stesso territorio è normale scambiare quattro chiacchiere ‘tra genitori’ quando ci si incontra per strada o al supermercato e far crescere quelle «fondamentali relazioni di autentica collaborazione» […]
Una casa dentro la città
Le case che ci ospitano sono case parrocchiali non più utilizzate a seguito della nascita delle comunità pastorali o strutture messe generosamente a disposizione da istituti di vita consacrata; sono inserite all’interno di un contesto parrocchiale, al centro delle cittadine o dei paesi che le ospitano in modo che anche il seminario minore non sia percepito come una realtà chiusa, sconosciuta e avulsa dalla realtà.
Le case del Sicomoro sono aperte: i compagni di classe dei ragazzi possono venire nel pomeriggio a studiare con loro, i genitori passano per firmare le valutazioni scolastiche, accompagnare i ragazzi in auto ai loro impegni extrascolastici o anche solo per portare un dolce da mangiare insieme a cena, magari godendo anche della presenza di uno dei parroci che di volta in volta viene a visitare i ragazzi consumando un pasto con loro.
Anche la presenza dei seminaristi di teologia è gradita e desiderata dai giovani del Sicomoro che vedono in loro la figura dei fratelli maggiori e così qualcuno di loro passa di tanto in tanto a far visita alle comunità. A oggi, infatti, in diocesi sono presenti cinque ‘Sicomori’ già avviati che coinvolgono una trentina di adolescenti; in altri tre territori si è raccolta l’intenzione di aprire ed è stata formata l’équipe e individuata la casa; in altri due si sta valutando con il presbiterio locale e i consigli pastorali l’opportunità di iniziare.