Il lieto Annuncio può sembrare semplicemente un altro modo di dire “Vangelo”, come “buona novella”, o “buona notizia”. Tuttavia, contiene qualcosa che riassume in sé tutto il resto: la gioia del Vangelo. Riassume tutto perché è gioioso in sé stesso. Così Papa Francesco nell’introdurre l’omelia alla Messa Crismale del 13 Aprile 2017.
Che nessuno cerchi di separare queste tre grazie del Vangelo: la sua Verità – non negoziabile –, la sua Misericordia – incondizionata con tutti i peccatori – e la sua Gioia – intima e inclusiva –. Verità, Misericordia e Gioia: tutte e tre insieme.
Mai la verità del lieto Annuncio potrà essere solo una verità astratta, di quelle che non si incarnano pienamente nella vita delle persone perché si sentono più comode nella lettera stampata dei libri.
Mai la misericordia del lieto Annuncio potrà essere una falsa commiserazione, che lascia il peccatore nella sua miseria perché non gli dà la mano per alzarsi in piedi e non lo accompagna a fare un passo avanti nel suo impegno.
Mai potrà essere triste o neutro l’Annuncio, perché è espressione di una gioia interamente personale: «la gioia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 237): la gioia di Gesù nel vedere che i poveri sono evangelizzati e che i piccoli vanno ad evangelizzare (cfr ibid., 5).
Le gioie del Vangelo – uso adesso il plurale, perché sono molte e diverse, a seconda di come lo Spirito vuole comunicare in ogni epoca, ad ogni persona in ogni cultura particolare – sono gioie speciali. Vanno messe in otri nuovi, quelli di cui parla il Signore per esprimere la novità del suo messaggio. continua a leggere>>