«Non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca ». La nota frase di papa Francesco non è un gioco di parole, ma esprime quanto incisive e profonde siano le trasformazioni che stiamo vivendo nella società e nella Chiesa. Negli ultimi vent’anni esse
hanno conosciuto un’accelerazione che non è esagerato definire inedita nella storia stessa dell’umanità. Come può la comunità cristiana
non lasciarsi sopraffare da un inevitabile senso di smarrimento, ma vivere anche questo tempo come propizio all’annuncio del Vangelo?
Un articolo di don Luca Bressan sulla Rivista Italiana del clero prova a tracciare alcuni percorsi.
COMUNITA’ ALTERNATIVA – Ai cristiani è chiesto di essere una comunità che […] esprima la possibilità di relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal perdono reciproco, mostrando in questo modo la forza e la capacità dello Spirito di Dio di aprire al futuro il nostro presente.
ABITARE LE FRONTIERE – Per abitare le frontiere (ne cito due in modo emblematico: il meticciato urbano, frutto delle migrazioni di questi decenni; la socializzazione digitale, frutto della rivoluzione tecnologica che si sta trasformando in rivoluzione antropologica) del nuovo mondo che si presenta davanti a noi, abbiamo bisogno di un corpo ecclesiale che nel suo insieme è capace di concentrazione e solidarietà, attitudini fondamentali per avviare un vero discernimento cristiano.
IMPARARE A CAMBIARE – Questo vuol dire avere il coraggio di compiere un primo passo, di porre un primo esercizio in agenda: vincere la paralisi. Come papa Francesco ci ricorda, la prima resistenza da vincere è quella dentro di noi, che ci porta a negare l’esistenza e l’entità di questi fenomeni di cambiamento. Occorre imparare a cambiare, servono esercizi e momenti di formazione comune (scuole di discernimento?).
L’ATTITUDINE ALLA VEGLIA – Occorre imparare a fare di nuovo nostra l’attitudine cristiana della veglia: la capacità di concentrare lo sguardo sul nuovo che avanza, sui tratti del Regno che questo nuovo porta con sé, sulle opportunità che questo nuovo crea per la nostra ineliminabile missione di annuncio della salvezza, di testimonianza e partecipazione al processo di santificazione e di trasfigurazione della storia voluto da Dio in Gesù Cristo, reale e operante nel suo Spirito.
MAI DA SOLI – Occorre poi un secondo passo, per imparare a cambiare come Chiesa; mai da soli. Occorre richiamarci continuamente la regola che dentro il cristianesimo non si è e non si agisce mai da soli. In questa prospettiva occorrerà lottare per controbilanciare la tendenza inerziale di ogni struttura istituzionale, a perpetuarsi per quello che è; dovremo operare per affermare il primato della missione sul semplice mantenimento delle strutture. È un compito che è affidato ad ogni cristiano: ci servono battezzati (laici, religiosi, presbiteri) che dentro il mondo creino spazi sempre nuovi di visibilità della fede, il cui frutto siano forme di Chiesa sempre giovani e generative.
METICCIATO – Più che grandi dibattiti e lotte per mutare le rappresentanze e le gestioni di strutture interne in liquefazione, occorre operare per avere cristiani pronti a vivere di nuovo quelle operazioni di incarnazione della nostra fede che negli ultimi secoli sono state sostenute soprattutto dagli ordini e dagli istituti religiosi.
Infine , è utile avere una terza regola, che ricorda il fi ne di tutto questo nostro lavoro per imparare a cambiare. Occorre ricordarci che lavoriamo perché il cattolicesimo di popolo, che è la forma (forma ecclesiae) concreta che il cristianesimo ha assunto nelle nostre terre, possa conoscere nuove declinazioni, ma possa comunque avere un futuro. Dalle sue origini, il cattolicesimo popolare ha sviluppato una tecnica simile alla figura del meticciato per generare il proprio futuro, e al tempo stesso per riuscire ad entrare e a modificare le culture e le società in cui si è trovato ad abitare. Imparare a cambiare in questo nostro cambiamento d’epoca vuol dire riapprendere questa logica.
NUOVE FORME DI IDENTITA’ CRISTIANA – Un principio meticcio di declinazione del cristianesimo ha permesso alla memoria cristiana di abitare e mettere radici profonde nel tessuto italiano, contribuendo così in modo attivo a costruire quel passato e quella memoria che tutti oggi siamo in grado di osservare; un principio meticcio di declinazione del cristianesimo è il primo passo per imparare a cambiare, generando in questo modo forme nuove per dire l’identità cristiana, la sua memoria, anche nella nuova società italiana che va costruendosi, con i nuovi (e vecchi) italiani.
Vai alla catechetsi su questo tema tenuta a Treviglio, Madonna delle lacrime, Treviglio e Castel Rozzone -11 Ottobre 2017. Vai>>