Verso la fine di questo Ottobre missionario un pensiero alle famiglie che stanno vivendo un’esperienza di missione ad gentes. Con il desiderio di salutarle tutte (e di continuare ad imparare dallo stile di annuncio della missione ad gentes), raccontiamo la storia di due di queste famiglie. Carismi diversi ma uno stesso stile: cercare, accogliere e accompagnare gli ultimi, uscire dalla nostra zona “comfort”, far crescere lo scambio più che l’assistenza caritativa e guardare sempre al nuovo giorno che sta per venire.
Marta e Giorgio, missionari francescani, vivono con la loro bimba, a Rushooka in Uganda
Giorgio e Marta vivono oggi a Rushooka, insieme a due frati francescani. La loro è una realtà di missione rivolta soprattutto ai giovani con un centro residenziale in cui sono accolti 18 ragazzi dai 5 ai 15 anni, tutti con disabilità. Nel centro lavorano 5 maestre, una donna che dorme con i bambini, un cuoco, un contadino che lavora la terra. La finalità educativa è quella di rendere i ragazzi più autonomi, tanto da potersi inserire nel tessuto sociale una volta usciti da qui. Continua a leggere>>
“Rushooka è un sogno tropicale, un piccolo villaggio incantato tra le colline del sud Uganda. Mettemmo piede qui per la prima volta nel 2012, era una buia e fresca notte africana di febbraio. La strada che ci condusse da Kampala a Rushooka era completamente buia, solo i fari della macchina creavano una macchia di colore giusto sull’asfalto, i suoi buchi e la terra rossa. Così fu l’abbraccio del nostro villaggio di missione formato coppia, completamente scuro e misterioso: nemmeno degli alberi si potevano scorgere in quella notte d’Africa equatoriale senza luna! […] Il nostro segno era, nel pieno carisma francescano, cercare, accogliere e accompagnare gli ultimi tra gli ultimi. Scoprimmo che gli ultimi erano i disabili mentali, in particolare i bimbi, totalmente discriminati, nascosti, considerati una piaga, uno stigma per la famiglia, la donna e la società. Ecco allora l’idea di una casa, un centro destinato all’accoglienza e all’educazione dei bambini con gravi ritardi mentali. Nasceva quello che oggi è il centro educativo “Karidaari Seed” di Rushooka, che sarebbe poi diventato il più grande centro per l’educazione dei disabili in Uganda. Il centro occupa buona parte delle nostre giornate, ma non abbiamo smesso di passare tante ore con i giovani e le persone del villaggio, ascoltando i loro semplici ma traumatici guai per provare ad affrontarli assieme!” Leggi il testo completo>>
Il video della puntata di A sua immagine, con Marta e Giorgio>>
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Patrizia e Micheal Kasela, missionari laici, vivono coi iloro due bimbi a Marsabit in Kenya
Patrizia Manzone, 37 anni, di Monforte d’Alba, dal 2008 è missionaria laica fidei donum a Marsabit, dove da mezzo secolo è presente la Diocesi di Alba. Micheal Kasela, 35 anni, farmacista di Nairobi, è stato invece inviato a servire i poveri e i malati nel dispensario della stessa città. Vivono, insieme ai loro figli Emily e Andrea John, la missione come presenza di famiglia a servizio della comunità. Una famiglia che vive, in se stessa, la sfida della multiculturalità, ma anche l’esperienza dell’essere uniti nel dedicarsi ai fratelli.
Dopo alcuni anni di presenza missionaria, «a camminare con la gente, sporcandoci i piedi di polvere come loro», è nata anche anche Alba Foundation, una onlus in omaggio alla città che molto ha fatto con i suoi sacerdoti in Kenya e per «l’alba di un nuovo giorno».
“In questi 8 anni di permanenza in Kenya, abbiamo cercato di aprire gli occhi, abbandonando la nostra zona “comfort” che ci fa sentire giusti, sicuri e protetti, per metterci in ascolto di culture e modi di vivere diversi dal nostro. Dall’amicizia con tanti giovani e dalla condivisione dei problemi di tante famiglie e ragazze madri, è nato nel nostro cuore il desiderio di avere una strada concreta per continuare questo cammino, per sostenerci l’un l’altro nel nostro essere qui. Alla base della Fondazione, il concetto di scambio, per mettere a frutto le capacità della persona e non un’assistenza caritativa a senso unico, che intrappola e rende dipendenti.” Leggi l’articolo completo de “La stampa”>>
“Siamo a servizio della parrocchia e il fatto di non avere opere in proprio ci rende molto liberi. Ultimamente abbiamo aperto una fondazione, la Alba Foundation, per poter meglio aiutare i ragazzi e soprattutto le ragazze a studiare. Il logo è un’acacia africana, con radici profonde, piantate da Gesù. Il tronco è costituito da due mani che si aprono al nuovo giorno, il sole che trasforma la vita.” Leggi l’articolo pubblicato sul bollettino missionario della diocesi di Alba>>
Il video girato dalla Fondazione CUM>>