Il 18 Novembre è in programma il prossimo incontro delle famiglie missionarie. Riprenderemo gli interventi del Convegno ed in particolare quello di mons. Martinelli, provando ad osservare come e se la Chiesa sa rigiovanire. A partire dal paradosso che è proposto nella lettera del Papa Iuvenescit Ecclesia: la Chiesa ringiovanisce…se i carismi maturano.
Dopo l’introduzione proveremo a rispondere insieme ad alcune domande:
Dove vediamo segni di Dio? e dove la gente/gli altri/le comunità vedono segni di Dio?
Dove vedo segni di giovinezza della Chiesa?
Dove vedo segni di comunione dei carismi e dove invece, come Chiesa, facciamo ancora fatica?
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
Per approfondire Iuvenescit Ecclesia:
CON PIETRO E IMITANDO MARIA – La recente lettera della Congregazione per la dottrina della fede Iuvenescit ecclesia, indirizzata ai vescovi della Chiesa cattolica sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa, costituisce un intervento magisteriale di grande rilievo teologico ed ecclesiale. Infatti, dalla buona relazione tra i doni gerarchici e carismatici dipende l’effettiva dinamicità della comunità ecclesiale e la sua incisività missionaria. Pertanto nel documento non si tratta di un problema “interno”, ma di una questione propria della Chiesa “in uscita”, in stato permanente di missione. Con questa importante tematica, infatti, si va a considerare il cuore dell’evento cristiano nella sua capacità di permanere nel tempo e nello spazio, mostrando come la Chiesa non cresca «per proselitismo ma “per attrazione”» (Evangelii gaudium, n. 14). Osservatore Romano>>
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PROFEZIA: SAPER USCIRE DA SE STESSI – “È difficile tenere il passo della profezia. D’altronde non è la velocità del passo che conta. Ciò che è importante è che tutto il popolo di Dio e tutte le realtà della Chiesa, poco alla volta, ciascuno con il suo passo e i suoi doni, perfino con le sue debolezze, si instradino nella direzione giusta. E questo non avviene in modo efficace se non con una certa laboriosità e fatica, se non con un’obbedienza dialogica, e tante volte anche in modo dialettico… Inoltre, la stessa profezia, solo nel tempo matura la sua verità e si rivela nella sua portata. Anche per questo, non è facile comprenderla subito e spesso implica un aspetto di “croce”, sia per chi la porta che per chi la riceve. “Uscire” davvero da se stessi, poi, implica sempre lo sforzo di uscire dai propri piani e ambiti rassicuranti”. intervista Cardinal Muller su Iuvenescit Ecclesia>>
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LE FAMIGLIE MISSIONARIE A KM0 E LA COMUNIONE DEI CARISMI . Nello stesso tempo l’esperienza di essere famiglie missionarie a km 0 non si presenta, come tale, come un’opera di questi carismi condivisi. È molto importante cogliere questa relazione tra l’appartenere ad un’esperienza animata da un carisma condiviso e il mettersi a disposizione di una presenza della Chiesa particolare sul proprio territorio. È chiaro che ciascuno porta in questo impegno ecclesiale il bagaglio della propria esperienza con le sue caratteristiche ma non per fare una propria opera ma per mettersi al servizio dell’opera di un altro, in questo caso della diocesi, della Chiesa locale.
A mio parere questo indica una espressione di grande maturità dell’esperienza carismatica stessa e della vita spirituale in genere, che oltre ad avere opere proprie, giustamente e a pieno diritto, può esprimersi in persone che collaborino in una struttura di tipo istituzionale, come è di fatto la parrocchia.
Da questo punto di vista si potrebbe fare l’esempio analogo dei cosiddetti “religiosi affidatari di parrocchia”. Loro non devono fare la parrocchia dei Francescani, la parrocchia dei Salesiani, la parrocchia dei Gesuiti…; la parrocchia è sempre della Diocesi, ma i religiosi mettono il proprio carisma a servizio della parrocchia che è della Chiesa particolare.
Così, voi collaborate con una realtà che è propria della Chiesa di Milano con la vostra ricchezza personale e comunitaria.
Questo evoca una espressione molto cara a san Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI e recentemente ripresa anche da papa Francesco: i doni gerarchici e quelli carismatici sono coessenziali alla vita e alla missione della Chiesa.
Si veda su questo il documento Iuvenescit ecclesia: “La Chiesa ringiovanisce”, sulla collocazione del carismi nella vita e nella missione della Chiesa: è una Lettera della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicata nel 2016. In realtà l’espressione “doni gerarchici e carismatici”è del Concilio Vaticano II: Lumen gentium nn. 4 e 12.I “doni gerarchici”, che si riferiscono alla grazia sacramentale dell’Ordine, non possono essere adeguatamente esercitati se non assumendo pienamente la ricchezza dei doni carismatici che lo Spirito Santo suscita nella Chiesa. E viceversa.
In questo senso vorrei guardare alla realtà delle famiglie missionarie Km 0 come ad un fenomeno ecclesiale di grande interesse perché realizza questa coessenzialità di carismi diversi nella collaborazione con la dimensione istituzionale della Chiesa.
Forse le famiglie missionarie a km 0 non hanno tanto un loro carisma condiviso (siete molto diversi tra voi); piuttosto hanno una collaborazione, un servizio, una diaconia condivisa in cui si esprime questa coessenzialità della dimensione carismatica alla vita e missione della Chiesa.
Dicevo che si tratta di una esperienza iniziale, presente dal 2013, anche se già all’opera significativamente in molte parti. Non è nata dall’alto; ma sostanzialmente dal basso e accolta dall’alto. Per questo suo carattere di novità credo sia necessario nel tempo approfondire le cose; credo che nessuno possa dire in questo momento in modo esaustivo di che cosa si tratta. Prius vita quam
doctrina: vita enim ducit ad scientiam veritatis, diceva san Tommaso d’Aquino: “la vita viene prima della dottrina: la vita infatti conduce alla conoscenza della verità. Il testo completo>>”.