Diocesi e Vescovi in cammino: lettere pastorali, iniziative diocesane, discorsi alla città che dicono una Chiesa in uscita.
Vescovi e diocesi che usano immagini di trasformazione: pellegrinaggio, sinodalità, creatività pastorale. Una struttura che si mette in discussione, si trasforma e guardando al presente con realismo, ma anche con speranza. Abbiamo incontrato alcune di queste diocesi invitati a parlare delle fam. a Km0 o per amicizie, contatti, passaparola. Raduniamo alcuni di questi spunti come traccia dei segni di giovinezza e di entusiasmo della Chiesa.
Molte risposte da territori diversi per una domanda che sembra comune e che raccogliamo dalle domande che ha posto l’Arcivescono di Milano Mario Delpini ci : «Tutti siamo in cammino, tutti dobbiamo convertirci: non siamo una casa di accoglienza ben organizzata che concede generosa ospitalità ai passanti, siamo un popolo in cammino, una casa in costruzione, una fraterna convivenza che vive un tempo di transizione che riguarda tutti e tutto. La secolarizzazione e l’emarginazione del pensiero di Dio e della vita eterna, la situazione demografica, l’evoluzione della tecnologia, la problematica occupazionale, la liquidità dei rapporti affettivi, l’interazione tra culture, etnie, tradizioni religiose e tanti altri aspetti contribuiscono a rendere complessa la domanda: come deve essere la nostra Chiesa per essere fedele alla volontà del suo Signore qui e oggi?»
MODENA
PARROCCHIA, CHIESA PELLEGRINA TRA LE CASE – Lettera pastorale del Vescovo mons. Elio Castellucci.
“Torniamo alle questioni che ci pone oggi papa Francesco: tenendo presente questa grande varietà storica, culturale e geografica, è possibile recuperare la dimensione pellegrinante della parrocchia, favorirne la riforma e il rinnovamento, renderla più dinamica e missionaria? Credo che la risposta passi attraverso tre dimensioni, tra di loro profondamente connesse: la conversione personale, lo stile comunitario, la revisione delle strutture. Un’autentica riforma della Chiesa, e concretamente delle nostre comunità parrocchiali, richiede tutti e tre questi passaggi. Non siamo ovviamente al punto di partenza: la nostra attività pastorale riguarda continuamente la conversione, gli stili e le strutture. Abbiamo però bisogno di frequenti verifiche, perché qualche volta e in alcune occasioni perdiamo di vista l’essenziale e ci perdiamo nelle questioni secondarie; e così invece dello stile leggero dei pellegrini negli ostelli assumiamo lo stile comodo dei turisti negli alberghi a cinque stelle. […] Entriamo quindi nei tre aspetti del pellegrinaggio prima ricordati, che sono le tre dimensioni della riforma e del rinnovamento delle nostre comunità parrocchiali: conversione personale, stile comunitario e revisione delle strutture.
Se la parrocchia è pellegrina, cammina tra le case, viaggia come famiglia di famiglie, è necessario che trovi nel cammino le sorgenti e il cibo, che tenga un passo possibile per tutti – anche per chi più fatica a muoversi – e che viaggi con uno zaino alleggerito da pesi inutili.” Continua>>
“È evidente come questa situazione interroghi anche la nostra capacità di fare spazio a servizi, carismi e ministeri, che esprimono la corresponsabilità dei laici nella Chiesa. Senza clericalizzare i laici, e ribadendo che la loro vocazione riguarda primariamente l’animazione cristiana delle realtà temporali, è certamente opportuno procedere sulla strada del diaconato e dei ministeri laicali, tenendo presente che devono essere degli stimoli al risveglio del senso diaconale di ogni fedele, e non dei delegati che assorbano ogni funzione e compito, né tantomeno dei riconoscimenti onorifici. È utile riflettere sulla possibilità, in alcuni casi, di stabilire nelle parrocchie o ex-parrocchie senza parroco residente dei diaconi o dei laici-referenti, possibilmente famiglie o piccoli gruppi, che tengano vivo il senso di appartenenza alla comunità più ampia e favoriscano la convergenza verso di essa, facendo da “ponte” tra queste piccole comunità e il centro nel quale abita il parroco. In qualche caso si può anche studiare la possibilità che una canonica non abitata dal parroco possa ospitare una realtà che offre in quel luogo una testimonianza ecclesiale forte (ad es. una casa-famiglia). Continua a leggere>>
La testimonianza di Eugenio ed Elisabetta, famiglia missionaria a Km0, all’apertura dell’anno pastorale- articolo 1>> articolo 2>>
NAPOLI
PENSARCI OSPITI GLI UNI DEGLI ALTRI, E SCRIVERE UNA PAGINA “NON PREVISTA” DAI MANUALI DI TEOLOGIA – Lettera Pastorale del Card. C. Sepe “Accogliere i pellegrini”
“…Si tratta per noi di scrivere una pagina non prevista nei manuali tradizionali di teologia. Per immaginarla, abbiamo bisogno di fantasia, di creatività pastorale. Siamo passati, in questi ultimi decenni, da una ecclesiologia esclusivista ad una concezione della salvezza inglobante tutti gli uomini. Dobbiamo tradurre queste convinzioni nei nostri comportamenti pratici e nelle relazioni che stabiliamo con chi proviene da lontano o vive in un’altra “sponda”. Siamo ospiti gli uni degli altri; siamo tutti pellegrini quando cerchiamo la comune umanità che ci unisce. La distanza che ci divide dallo “straniero” è solo quella che ci separa da noi stessi.
«La parrocchia», ci ricorda a questo proposito Andate in Città, «è il segno di un’ospitalità futura che non può non ispirare il cammino del popolo di credenti, come l’attesa dell’ospitalità della terra promessa guidò l’esilio del popolo d’Israele nel deserto per quarant’anni» (p. 126). Un giorno Dio non ci chiederà se abbiamo battezzato tutti i forestieri giunti a noi e se ne abbiamo fatto dei cattolici osservanti; ci chiederà piuttosto se li abbiamo amati davvero, se li abbiamo protetti, sostenuti, serviti. […]
Nella nostra cultura le famiglie sono state sempre uno spazio di accoglienza. Sotto gli occhi vigili dei nostri genitori, abbiamo appreso man mano ad allargare gli spazi del cuore, a confrontarci anche con chi ci appariva diverso per mentalità ed educazione. Le nostre famiglie ci hanno insegnato a riconoscere il valore di ogni componente della comunità domestica, creando in tal modo un ambiente il più possibile ispirato al rispetto e all’accettazione dell’altro. Da quest’antica tradizione ci viene un invito a fare della nostra casa uno spazio di comunione, di condivisione, di compassione verso chi è senza tetto, povero o straniero.
Nelle famiglie aperte all’accoglienza si affacciano volti, esperienze, storie che portano il respiro del mondo intero. Si aprono orizzonti immensi; si relativizzano le meschinità quotidiane. A misura della crescita dell’intimità concessa all’ospite, matura e si impreziosisce anche il vissuto comunitario della famiglia.” Continua>>
MILANO
SINODO “CHIESA DALLE GENTI” , PER SCOPRIRE INSIEME COME DIO OGGI PONE LA SUA TENDA IN MEZZO A NOI – Apertura del Sinodo minore “Chiesa dalle genti”
L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini ha appena aperto un Sinodo minore della Chiesa ambrosiana intitolato Chiesa dalle genti: “non un insieme di riunioni per concludere con un documento che accontenti un po’ tutti, ma un cammino per comprendere la Chiesa di tutti noi, come siamo e come saremo. E’ un modo di vivere il nostro pellegrinaggio con la responsabilità di prendere la direzione suggerita dallo Spirito di Dio perché la nostra comunità cristiana possa convertirsi per essere la “tenda di Dio con gli uomini”. Don Alberto Vitali, cappellano dei mirganti ha usato queste parole: “E’ un’occasione, non tanto per integrare i migranti […] ma per prendere consapevolezza che le parrocchie sono già cambiate, a prescindere dai migranti, perché comunque i giovani di oggi, anche quelli che frequentano l’oratorio, non sono più come eravamo noi 20-30 anni fa; un’occasione per ripensarsi, per riscoprire energie nuove, che pure abbiamo, ma di cui non siamo consapevoli”. Leggi tutto>>