Pubblichiamo la sintesi degli interventi tenuti a Padova e Treviso a gennaio 2019.
“Come funzionano le famiglie missionarie a Km0 nella diocesi di Milano? Come si fa a diventare famiglia missionaria? Che volto di Chiesa ci restituiscono? Che ruolo ha il gruppo? …”
Ci siamo accorti che raccontare l’esperienza delle famiglie missionarie a Km0 ci ha permesso di ripercorrere il cammino fatto e cogliere i passi di maturazione. E’ con gratitudine per tutti coloro che partecipano e hanno partecipato a questo percorso, che offriamo questa sintesi.
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Qui sotto un estratto….
“Una Chiesa che sa cambiare – Non basta quindi garantire, nella riorganizzazione, la presenza di un prete, ma occorre chiedersi chi ha intorno quel prete, come animano la vita di tutta la gente, come la stanno leggendo in quel territorio per capire come rispondere, come sanno correggere le risorse, per capire cosa ci viene donato nel cambiamento.
La famiglia “rimane famiglia” – con i suoi tempi, ritmi, spazi. I coniugi mantengono il loro lavoro, non solo come fonte di reddito e di realizzazione personale ma anche come occasione di testimonianza e annuncio, sono quindi economicamente autonomi dalla
parrocchia. I figli vivono la vita del quartiere, inseriti nelle scuole del territorio ed è in questo contesto che nascono i contatti più significativi con chi è lontano dalla vita della comunità cristiana. I figli hanno l’opportunità preziosa di vivere alcuni anni in un
contesto di accoglienza e condivisione, dove la fraternità è il “pane quotidiano”.Corresponsabilità – L’obiettivo non è “saturare” tutte le canoniche andando ad abitare in tutte le canoniche disabitate, ma è spingere anche le altre famiglie ad essere strumento pastorale in qualsiasi stagione si trovi (figli piccoli, lavoro, nonni…) vedendo una famiglia che abita in canonica e che lo fa gratuitamente per la comunità. Si cerca di stimolare il protagonismo di tutte le famiglie, sviluppando un protagonismo più dinamico, favorendo il passaggio del ruolo dei laici da collaboratori a corresponsabili.
Pluriformità nell’unità e una struttura “leggera” – Viviamo il gruppo come uno spazio di scambio e di condivisione, non come un gruppo a cui iscriversi o associarsi. Ognuno mantiene i propri riferimenti spiritualità ma con la disponibilità, per alcuni anni, di mettersi in gioco nella Chiesa diocesana e di mettersi in ascolto della spiritualità degli altri. Per il funzionamento del gruppo, la regola generale è quella della “gara dei carismi” e della cura vicendevole. Nel tempo sono nate amicizie tanto profonde quanto inaspettate tra famiglie con provenienze e stili diversissimi.”