Aquila e Priscilla , fabbricanti di tende, ospitarono Paolo di Tarso durante la sua seconda predicazione a Corinto. Oggi è la loro festa, e un po’ anche la nostra. Rileggiamo due riflessioni di Charles de Foucauld e Chantal Reynier -una più antica e una più contemporanea, una di un uomo e una di una donna – sul loro ruolo e in modo particolare su quello di Priscilla “donna in primo piano”.
Priscilla: una donna in primo piano, Chantal Reynier – A differenza di altre donne della cerchia dell’apostolo menzionate da sole, come Febe o Afpia, Prisca è sempre legata al marito, Aquila, originari entrambi del Ponto, provincia orientale dell’Impero sulla sponda meridionale del mar Nero. […] Nel caso di Priscilla, Paolo non fa distinzioni tra uomo e donna; non solo la tratta su un piano di parità rispetto al marito, ma le concede anche un posto unico, riconoscendo la qualità del suo insegnamento nella vicenda di Apollo. Oltre alla scienza di Priscilla in materia di fede e di Vangelo, va sottolineato anche il suo coraggio. Certo, vive con suo marito. Ma non ha paura di viaggiare in ogni circostanza, quando si sa quali erano allora i pericoli e le difficoltà degli spostamenti per terra o per mare. […]
Priscilla illustra a perfezione il modo in cui il cristianesimo si è diffuso nel I secolo, con una grandissima mobilità, utilizzando le reti commerciali, la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza, della formazione e dell’aiuto reciproco, come pure l’impegno nella città, che implica l’assunzione di rischi nel nome del Signore. Insieme a Febe, Priscilla è una figura eccezionale del primo gruppo di persone riunite attorno a Paolo. Continua su Osservatoreromano.va>>
L’apostolato dei laici, Charles de Foucauld – E’ certo che accanto ai preti ci vogliono delle Priscilla e degli Aquila che vedano quello che il prete non vede, arrivino dove il prete non può arrivare, vadano da chi lo evita, evangelizzino, con un contatto benefico, una bontà che si riversi su tutti, un affetto sempre pronto a donarsi, un buon esempio che attiri quanti girano le spalle al prete e gli sono ostili. Essere apostoli con quali mezzi? Con quelli che Dio mette a sua disposizione. (…) I laici devono essere apostoli con tutti coloro che possono raggiungere: i vicini e gli amici anzitutto, ma non soltanto loro, perché la carità non ha confini, abbraccia tutti quelli che abbraccia il cuore di Gesù.
Con quali mezzi? Con i migliori secondo quelli ai quali si rivolgono: con tutti quelli con cui sono in rapporto, senza eccezione, con la bontà, la tenerezza, l’affetto fraterno, l’esempio delle virtù, con l’umiltà e la dolcezza che sempre attraggono e sono così cristiane; con alcuni senza mai dir loro una parola su Dio e la religione, pazientando come pazienta Dio, essendo buoni com’è buono Dio, mostrandosi loro fratelli e pregando; con altri, parlando di Dio nella misura in cui sono in grado di accettarlo e, appena hanno in mente di ricercare la verità con lo studio della religione, mettendoli in contatto con un prete scelto molto bene e capace di far loro del bene… soprattutto, bisogna vedere in ogni essere umano un fratello – “Voi siete tutti fratelli, voi avete un solo padre che è nei cieli”. (da qumran2.net)
Per conoscere la storia di Aquila e Priscilla:
Aquila e Priscilla, due coniugi giudeo-cristiani, furono ferventi collaboratori di san Paolo nella diffusione del vangelo di Gesù, come san Paolo stesso ripetutamente attesta nelle sue lettere.
Aquila, giudeo originario del Ponto, trasferitosi a Roma, sposò Priscilla , o Prisca, come è anche chiamata. Erano di mestiere fabbricanti di tende. In seguito al decreto dell’imperatore Claudio, che ordinava l’espulsione da Roma di tutti i giudei, Aquila e Priscilla raggiunsero Corinto, dove Paolo li trovò quando vi giunse nel suo secondo viaggio missionario l’anno 51. E fu loro ospite, e a casa loro poté esercitare il suo mestiere, provvedendo così al necessario per vivere, senza essere di peso a nessuno, e annunciando così gratuitamente il vangelo, come gratuitamente lo aveva ricevuto. Continua su Chiesadimilano.it>>
Ieri…. e oggi (grazie Giovanni Scifoni):