Segue il testo della riflessione di Don Ambrogio Basilico sulle periferie e il valore della fraternità. Don Ambrogio, ora parroco al quartiere Giambellino a Milano e è stato parroco alla parrocchia Pentecoste in fraternità con tre diverse famiglie missionarie a Km0. La scuola diocesana di formazione socio-politica gli ha chiesto un’intervento a partire dall’osservatorio delle periferie geografiche ed esistenziali dove ha abitato durante il suo ministero.
La bellezza e la cultura a Milano certo non mancano; ma sono tutte o quasi concentrate in centro. Persino le chiese spesso in periferia sono brutte o normali: le chiese monumentali sono in centro. Solo la moda de-centra e va a cercare e occupare spazi prima industriali oggi dismessi; non so per una visione culturale o semplicemente per convenienza o opportunità. E su questo come prete e come comunità cristiana cerchiamo di fare il possibile: di fare il possibile per dare a tutti il “pane quotidiano” (cioè il necessario per vivere) ma anche qualcosa di più: che normalmente la gente non chiede e non cerca (presa com’è dalla lotta per il “pane quotidiano”) ma che pure è importante. È difficile perché ci vogliono risorse (economiche ed umane) che le chiese di periferia non sempre hanno. Cerchiamo innanzitutto di offrire relazioni, anche rispondendo ai bisogni materiali. E mi piacerebbe che le istituzioni facessero di più per le periferie: per qualificarle culturalmente. Anche se (lo so) è un discorso che non paga a livello elettorale: perché “con la cultura non si mangia” (diceva uno statista nostrano) e nemmeno si vincono le elezioni. E anche come Chiesa potremmo e dovremmo fare di più: quando come Chiesa affrontiamo il tema periferie (“geografiche od esistenziali”, per usare l’espressione di papa Francesco) normalmente il soggetto che se ne fa carico è la Caritas. E per fortuna che la Caritas lo fa! Ma non mi basta, non mi sta bene. Occorre qualificare culturalmente le periferie. La gente chiede cibo, soldi, lavoro, case ma la sola risposta a questi bisogni senza bellezza, senza cultura genera cittadini esclusivamente finalizzati ai bisogni primari.
