Buon 2016!
Raccogliamo qui alcuni spunti di riflessione che sono arrivati nella nostra casella email durante il 2015. Brani ed immagini che ci hanno inviato alcuni amici ‘appassionati’ dell’esperienza delle famiglie in canonica. Li proponiamo qui augurando a tutti noi un 2016 pieno di ‘passione per la gente’.
TESTI
La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente.
[…] Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo. Leggi il messaggio di Papa Francesco per la giornata missionaria 2015
Profeti di un futuro che non ci appartiene
Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta: noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto, però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri, servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene. (card. John Dearden)
Quale amore – In meditazione con Carlo Maria Martini
L’amore di Dio resiste a grandi prove, non viene meno con facilità.
L’amore di Dio sopporta tutto, l’amore umano, invece, a volte fallisce a causa dei nostri limiti. Dio non chiede un tornaconto. L’amore di Dio è scevro da secondi fini e da uno scopo. Talvolta all’uomo una persona piace solo perché è giovane e bella, vi cerca soltanto la giovinezza. L’amore di Dio, al contrario, è più aperto e incondizionato. È più forte ed è gratuito. Non si lascia confondere dalle debolezze e dagli errori dell’essere umano, tutt’altro: l’amore di Dio si fa sentire soprattutto nella debolezza, proprio quando se ne ha particolare bisogno.
Spesso con le persone si verifica l’opposto. Prendono spunto dalle debolezze dell’altro per volgergli le spalle. Dio direbbe: hai tante debolezze che credo tu abbia un particolare bisogno di me e ti amo in modo speciale. Attraverso la sua vita e le sue parole Gesù ha reso visibile l’amore di Dio. Penso al fatto che aveva molti amici. Ha chiamato a sé gli apostoli e ha vissuto insieme a loro. Potevano camminare insieme a lui. Lo osservavano mentre pregava. Era un maestro dell’amicizia e questo caratterizza il suo amore.
Anche la vicinanza ai poveri è senza dubbio caratteristica dell’amore di Gesù. Egli ha vissuto in modo molto semplice per essere vicino a tutti. E ha scelto di essere senza patria per essere presente per tutti gli uomini e non erigere alcun muro intorno a sé. Gesù è andato incontro agli stranieri. E ciò che più importa è che ha saputo trasmettere il suo amore.
Il suo amore era audace. Non si è limitato a stare bene a casa sua, è andato di paese in paese, di città in città. È andato là dove esistevano conflitti, dove doveva servirsi del suo amore perché si potesse instaurare la pace tra pagani ed ebrei, tra romani e Israele. Ha osato intervenire e mostrare che l’amore di Dio deve cambiare il mondo e i suoi conflitti. Per questo ha rischiato la vita, sacrificandola infine sulla croce. La sua abnegazione, però, la vediamo già in precedenza, nella profonda amicizia con i discepoli e nella sua sensibilità, la sua compassione per tutti gli uomini che hanno sofferto.
Credo che questo sia il suo amore, che sento nella comunione, nella preghiera, con i miei amici, nella mia missione.
UN’ICONA
Nel linguaggio divulgativo questa immagine è denominata Icona dell’amicizia. Secondo questa lettura, Cristo cammina a fianco di un anonimo, un amico sconosciuto: chi contempla può identificare se stesso all’amico ignoto e così immedesimarsi nel personaggio e nella sua amicizia con Cristo. Leggi la spiegazione>>
LA SPALLA, LE MANI, IL BRACCIO. Gesù appoggia la mano destra sulla spalla dell’amico: è segno di coinvolgimento nella sua umanità, di condivisione della sofferenza, di fraternità, di guida ferma e sicura. La spalla è il luogo delle nostre fatiche, lì i pellegrini appoggiano la sacca, i carichi più pesanti, è la parte del corpo che rimane indebolita e porta le ferite. La mano di Cristo è la mano del medico che sana, guarisce, consola, conforta…
GLI OCCHI. Le icone copte sottolineano i tratti del volto. Gesù ha due occhi molto grandi e aperti: esprimono la presenza viva e attenta di Cristo. Egli veglia e accompagna con cura la vita di ogni uomo. Anche l’amico ha gli occhi grandi: la fede dona occhi per vedere con uno sguardo nuovo e profondo la realtà e la vita…
LE ORECCHIE E LA BOCCA. L’amico ha due orecchie molto grandi e sporgenti: esprimono l’importanza dell’ascolto, via di accesso della parola…
L’AUREOLA. Questa assimilazione si esprime poi all’esterno nell’aureola: l’aureola di Gesù (più grande) si trasmette nell’aureola dell’amico (più piccola), riflesso della luce di Cristo. L’uomo diventa ciò che contempla e ama: l’amico diventa copia di Cristo stesso.