Immersi nel silenzio del Sabato Santo: un silenzio che sa di futuro.
L’incertezza del futuro ci fa sentire questo silenzio del Sabato Santo come un silenzio pesante. Pieno di tutte le domande che vorremmo fare al Signore, carico delle nostre attese, delle nostre paure, e anche delle speranze che vivono in noi.
E allora il silenzio può essere davvero l’occasione di incontro con il Mistero che è alla radice della vita umana, con il Mistero di Dio.
A Elia, Dio si rivela nel silenzio, a differenza degli idoli muti, il Dio d’Israele parl,a ma la sua parola è preceduta, avvolta, seguita dal silenzio. Alcuni spunti per provare a entrare in questo silenzio e da qui guardare al futuro.
Il luogo dell’incontro con Dio
UN RACCONTO BIBLICO. Nella brezza leggera…
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello. Uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia? (1Re 19,11-13)
PAPA FRANCESCO. Silenzio sonoro
«Per incontrare il Signore bisogna entrare in noi stessi e sentire quel “filo di un silenzio sonoro”», perché «lui ci parla lì». E «cosa succede?» La risposta è in quel «vai!», perché il Signore «ci dà la missione» come a Elia: «Su, ritorna sui tuoi passi, non avere paura della regina, ritorna sui tuoi passi, verso il deserto e ungerai questo come re, un altro come un re e Eliseo come profeta tuo successore». Per Elia «c’è la missione» da compiere. Continua a leggere>>
UNA STORIA. La strada per Dio – Bruno Ferrero
Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente. Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando. Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.
Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada. Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto. Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro. Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino. Poco tempo dopo, l’altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda. Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.
La cosa accadde sempre più frequentemente. Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall’alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti. Tutto felice, Dio disse: “Adesso si! Adesso ho la strada per andarli a trovare”.
Ma com’è difficile tracciare uno di quei sentierini.
NELLA POESIA. Ho scelto te – Charles Schimel Lawrence
Nel silenzio della notte, io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento, io ho scelto te.
Nell’incanto dell’aurora, io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te.
Nell’arsura più arida, io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te.
Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te.
Il luogo in cui si apre il futuro
NELL’ARTE. Paul Klee – Walter Benjamin
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”