INTRODUZIONE AGLI ATTI DEL CONVEGNO FAMIGLIE MISSIONARIE KM0 2017
Una esperienza dal nome un po’ esotico (famiglie missionarie) e anche decisamente cool (a km zero). Poteva la Diocesi di Milano rifiutare l’incontro con una realtà simile? Le famiglie missionarie a km zero non sono né il risultato dell’ingegneria pastorale di una diocesi organizzata e strutturata quale è Milano, almeno come in tanti la descrivono; e nemmeno il frutto di un intenzionale e volontaristico impegno delle tante opere che fanno il tessuto ecclesiale ambrosiano/meneghino (sempre agli occhi di chi guarda la diocesi dall’esterno).
Più semplicemente, le famiglie missionarie a km zero sono un dono che lo Spirito ha mandato alla Chiesa ambrosiana. Un dono che si traduce in una iniezione di energia in un momento di forte mutamento della forma ecclesiale, anche a Milano. Un dono che ha bussato alle nostre porte, ci ha sorpreso, ci ha interrogato, e ci ha messo in marcia su di un sentiero che fino a quel momento non avevamo visto ma che sta donando freschezza a tutti (alle famiglie interessate, al corpo ecclesiale nel suo insieme), e che soprattutto – insieme ad altri doni – ci sta donando la gioia di guardare al futuro come a quel luogo in cui il Dio di Gesù Cristo ci attende per farci sperimentare la sua gioia e la sua pace.
In un momento in cui la Chiesa ambrosiana sperimenta la fatica delle tradizionali forme e azioni pastorali attraverso le quali scrivevamo la fede cristiana nella vita della gente, le famiglie missionarie a km zero si pongono dentro il tessuto quotidiano come un luogo e uno strumento di incarnazione della fede: nella vita di tutti i giorni, condividendo le fatiche e le gioie dei più, mostrano la forza liberatrice e maturante della fede cristiana. Consentono al popolo (cristiano e non solo) di vedere nella carne la fraternità cristiana, tra stati di vita e vocazioni, tra generazioni, tra ceti sociali e nazioni. Una vita sobria ma non risentita; uno stile essenziale ma non sciatto; una voglia di collaborare che non si trasforma in un pigro lasciarsi trainare o in un protagonismo clericale; una intraprendenza che non diventa autoesposizione narcisistica; una presenza semplice capace di attestare la vicinanza di Dio alle nostre storie.
Motori di una Chiesa che si pensa come legame e strumento di comunione, queste esperienze sono in uscita per costituzione e missionarie in modo naturale e non volontaristico. Non si nascondono i problemi (e non li nascondono!), cercando di imparare anche dai fallimenti incontrati. Cercano di tenere la fede ancorata al reale del loro quotidiano, riuscendo così a cogliere non soltanto ciò che manca o muore ma anche ciò che lo Spirito fa sorgere. Non direttamente legate al lavoro sinodale di una Chiesa che si è interrogata a lungo in questi anni sulla vocazione cristiana al matrimonio, sono tuttavia un luogo nel quale cogliere come lo Spirito del Padre e di Gesù è capace di animare e trasfigurare il legame d’amore tra un uomo e una donna, moltiplicandone la forza generativa e testimoniale.
La Chiesa ambrosiana ha deciso di condividere il cammino di queste famiglie e di riconoscersi nelle loro esperienze non perché le vede come una supplenza o una sostituzione a figure e ruoli che vengono meno. Non sono il rimpiazzo di preti giovani sempre più rari, o di consacrate che ormai vivono spesso nei nostri ricordi e delle quali rimpiangiamo la presenza discreta ma molto feconda, soprattutto in termini di fede.
Le famiglie missionarie a km zero sono il nuovo dello Spirito, che sa unire nello stesso corpo esperienze, carismi, istituzioni, storie di santità anche molto diverse tra loro, realizzando quella pluriformità nell’unità che è il tratto distintivo della Chiesa, corpo di Cristo dentro la storia.
La condivisione che ne è nata non ha altro scopo se non quello di condividere la fede, lasciando che la catena del fascino attragga sempre più uomini e donne non tanto verso queste esperienze, quanto – attraverso di esse – verso l’esperienza dell’amore che salva che Dio ci ha donato nel suo Figlio Gesù. Il materiale che in questa pubblicazione è stato raccolto ha proprio questo fine ultimo dichiarato, come dice il nuovo Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini: adoperarsi per annunciare e testimoniare che la terra è piena della gloria di Dio. «La gloria di Dio è l’amore che si rivela e che rende possibile l’impresa inaudita, la trasfigurazione impensata, l’evento sorprendente. La gloria di Dio conduce là dove nessuno avrebbe potuto pensare di arrivare, là dove nessuna audacia di pensiero umano ha potuto spingere lo sguardo. Infatti la gloria di Dio è l’amore che rende addirittura capaci di amare!» (Mario Delpini, Omelia, 24 settembre 2017. Solenne inizio del ministero episcopale nell’Arcidiocesi di Milano).
Milano, 4 ottobre 2017